Centro di Formazione e Ricerca in Analisi Transazionale
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Tre gradi dei giochi

 

 

La proposta di Berne (1964/1996), secondo cui i giochi sono giocati attraverso tre diversi gradi di intensità (come tre gradi di ustioni), fornisce un quadro esplicativo eccellente per riflettere sui differenti livelli di processo simbolico implicato nei giochi e anche sull’esperienza controtransferale del terapeuta. Berne definisce un gioco di primo grado come “quello socialmente accettabile nel suo raggio di azione”, un gioco di secondo grado come “quello dal quale non insorge un danno permamente e irrimediabile ma piuttosto come quello che i giocatori vorranno nascondere al pubblico”, un gioco di terzo grado come “quello giocato sul serio, e che termina all’ospedale, in tribunale o all'obitorio" (p. 64).

Questa idea è nota a tanti, per esempio, nella misura in cui un gioco all’interno della vita di coppia può salire di grado di intensità negli anni per uno scambio di transazioni ulteriori, durante situazioni sociali che portano a vicende che sono mantenute nascoste agli amici e che eventualmente culminano in battaglie legali o violenza caratterizzata da un gioco di terzo grado. Le definizioni prevalentemente fluide di Berne descrivono le manifestazioni comportamentali dei processi meno consapevoli.

Cornell (2011) interpreta questi gradi di gioco come una rappresentazione del livello sociale

(primo grado), psicologico (secondo grado), e corporeo (terzo grado) di organizzazione

intrapsichica, che possono essere applicati a tutti i campi dell’esperienza umana. L’autore aggiunge che Berne “non ha mai differenziato quali stili e livelli di intervento dovrebbero essere necessari per lavorare efficacemente con questi livelli di difesa” (p. 338).

Britton (2007) propone un costrutto parallelo, operando un confronto tra la discussione di Klein sul processo analitico con tre ragazzi (1927) e livelli differenti di enactment nei cliente adulti.

L’autore espone il lavoro di Klein con Gerald, da lei discusso come un ragazzo che non mostrava nulla di strano; Peter, da lei descritto come nevrotico; e il caso senza nome di un ragazzo di 12 anni che l’autrice descrive come un minore con comportamento antisociale. Tutti e tre i ragazzi rivelavano fantasie simili violente, ma la loro relazione con esse era molto differente. Gerald attualizzava la sua fantasia attraverso il gioco nella stanza di analisi. Anche se si ritraeva dalla verbalizzazione, era in grado di simbolizzare i suoi conflitti interni attraverso il gioco. Peter era così spaventato dalle sue fantasie che era inibito e completamente incapace di giocare. Attraverso il lavoro sul transfert lui imparò a simbolizzare la sua esperienza. Il ragazzo con comportamento antisociale attualizzava completamente la sua fantasia con il furto e violenze sessuali su ragazze.

Britton (2007) mette in relazione i resoconti delle analisi con i tre ragazzi di Klein e i tre livelli di enactments negli adulti: (1) enactment come l’espressione inconscia di un pensiero organizzato, (2) enactment come azione, alternativa al pensare e al sentire, (3) enactment come “evacuazione di stati psichici” (p. 6) o il tagliare via dalla mente un’emozione a cui non si è data forma. Ogni livello rappresenta un diverso grado di capacità riflessiva o di simbolizzazione e la capacità di tollerare il conflitto. Britton attinge alla teoria di Bion (1963) il concetto secondo cui la mente mostra diversi livelli di funzionamento simbolico, da quello “non elaborato” o costituito da dati sensoriali grezzi

fino ai processi simbolici complessi che creano il significato emotivo della percezione, compresi i pensieri, sentimenti e sogni.

A partire da questa premessa centrale, secondo cui i gradi dei giochi rappresentano livelli differenti di organizzazione psichica, i giochi di primo grado possono essere considerati l’esternalizzazione di un pensiero simbolizzato (simile al primo livello di Britton), mentre i giochi di secondo e terzo grado riguardano l’esperienza che non è mai stata simbolizzata (pensata o sentita) o non è mai stata contenuta come un conflitto interno.

I giochi di primo grado vengono giocati al di fuori della consapevolezza, ma rimangono accessibili alla coscienza, mentre i giochi di secondo e terzo grado coinvolgono significati che sono più difficili da raggiungere a livello di consapevolezza. La differenza tra ogni grado può essere esperita nel controtransfert.

I metodi cognitivi e oggettivi di analisi di Berne funzionano bene con i giochi di primo grado, in cui è presente un ragionevole grado di funzionamento simbolico. Il controtransfert è di solito consapevole o preconsapevole e accessibile cognitivamente. Sappiamo ciò che stiamo sentendo. I metodi di Berne sono meno efficaci, tuttavia, con i giochi di secondo e terzo grado, perché a questi livelli, l'esperienza evocata in entrambi i partecipanti è probabile che sia dissociata dalle capacità di simbolizzazione. Cioè, siamo in grado di sentire qualcosa senza sapere di cosa si tratta. A livello di secondo grado, il controtransfert è spesso rivelato attraverso immagini o associazione libera e spesso riguarda un sentimento o un vissuto che preferiamo nascondere a noi stessi e agli altri. I

giochi di terzo grado coinvolgono un sentimento altamente tossico e non elaborato, e un

controtransfert sentito in modo viscerale. Berne (1972, p. 111) associa questi tornaconti tragici ed esiti rigidi a “copioni tissutali", un termine che usa per descrivere pattern copionali derivanti da traumi e abusi in età precoce.

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