Centro di Formazione e Ricerca in Analisi Transazionale
Centro di Formazione e Ricerca in Analisi Transazionale

L’Analisi Transazionale è un processo che guida la persona ad aumentare la consapevolezza sul funzionamento della sua mente e sul modo in cui organizza sentimenti, pensieri e comportamenti nella relazione con sé e con l’altro. Questo punto di vista consente alla persona, sia sul piano sociale che clinico, di riprogettare le proprie aspettative e decisioni e di soddisfare bisogni e desideri significativi a livello psicologico-esistenziale. Quindi l’obiettivo dell’intervento analitico-transazionale è quello di guidare la persona a sviluppare l’autoconsapevolezza e la libertà di ‘riscrivere’ la propria storia e anche i propri ‘automatismi’ e ritrovare modalità inedite di comportamenti e vissuti funzionali e soddisfacenti. Il modello Analitico-transazionale elaborato da Berne negli anni ’50 (Berne, 1957), sviluppa il suo impianto teorico su quattro dimensioni: la comunicazione e i rapporti sociali, lo sviluppo della struttura della personalità, le dinamiche eziopatogenetiche della sofferenza mentale, la teoria della tecnica psicoterapeutica.Negli ultimi 40 anni, ciascuna dimensione è stata oggetto di attenzione e approfondimento all’interno dei molteplici approcci analitico-transazionali che si sono sviluppati fino ad oggi nella comunità scientifica internazionale. Si evidenziano alcuni tratti caratteristici:

  • la prospettiva A.T. psicodinamico-relazionale (Hargaden e Sills, 2002; Moiso, 1985; Novellino, 1984; Van Beekum, 2013) privilegia come oggetto di studio la bi-direzionalità della comunicazione e la reciprocità di influenza nella relazione terapeutica a livello transferale e controtransferale;
  • la prospettiva A.T. co-costruttivista (Allen e Allen, 2000; Tudor, 2002) focalizza il processo di cambiamento nelle varie fasi del ciclo di vita come l’esito di dinamiche di riorganizzazione di memorie implicite e co-costruzione di nuovi vissuti all’interno della relazione;
  • la prospettiva A.T. socio-cognitiva (Scilligo, 2009) descrive il funzionamento della mente attraverso il modello degli Stati dell’Io, intesi come ‘configurazioni prevedibili’ all’interno della comunicazione in funzione della tipologia del rapporto interpersonale e della situazione relazionale;
  • la prospettiva A.T. fenomenologico-personalista (James, 1998; Romanini, 1985-1999) evidenzia il ‘bisogno di attaccamento’ come organizzatore primario della relazione e tendenza innata, fondata a livello bio-psico-esistenziale, all’ “esserci nella relazione”.

L’indirizzo metodologico di EleutheriAT procede nella chiarezza dell’unitarietà teorica berniana e, insieme, nella sua complessità interna, attraverso un’attenta focalizzazione: 

  • degli aspetti precoci della comunicazione preverbale nella relazione madre-bambino, quali i processi dell’identificazione introiettiva e proiettiva, intesi come una modalità di comunicazione intersoggettiva a livello intrapsichico, 
  • la rappresentazione cognitivo-affettiva del rapporto sé-altro, inteso come esito del processo di ‘co-costruzione’ del vissuto della relazione. 

La teoria berniana è essenzialmente prassi: i suoi costrutti teorici rimandano direttamente alle loro applicazioni operative e come sostiene lo stesso Berne in Principi di terapia di gruppo (1966), si tratta di una metodologia di intervento eticamente fondata sulla formula dell’Okness (Io sono Ok, tu sei Ok) per cui la paritarietà è un valore intrinseco al concetto di persona, come ‘essere in relazione’. 

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